Come milioni di persone nel mondo, mi sono riavvicinato al “nobil giuoco” degli scacchi dopo aver visto la serie TV “La Regina degli scacchi” su Netflix. A fine 2020 tutti parlavano di scacchi e sembrava che tutti volessero giocare. Ahimè la bolla si è già sgonfiata, come si può vedere dalle ricerche su Google Trends della parola “scacchi”.
Io invece non ho mollato e sto ancora studiando questo splendido gioco e devo dire che ha tantissimi benefici per la mente. Se googolate un po’ troverete tanti siti che ne parlano e non mi metterò certo a scriverne anche io. A me basta evidenziare qui che la scacchiera (come ogni sport agonistico) è come uno specchio dove puoi ritrovarti e capire un po’ di più su chi sei, le tue emozioni, i tuoi punti forti e deboli. E’ straordinario, provare per credere.
Ma l’obiettivo di questo blog è quello di raccontare le parole e la loro origine, quindi partiamo.
Gli scacchi sono un gioco antichissimo che racconta molto delle civiltà che ci hanno preceduto e dalle quali il gioco è stato influenzato. Nascono nel sesto secolo dopo Cristo in India conosciuti con il nome di Chaturanga e da lì presero due direzioni diverse:
- Occidente: dove diventarono gli scacchi che conosciamo oggi
- Oriente: dove assunsero altre forme, comunque simili ai “nostri” scacchi, diventando ad esempio lo shōgi giapponese
Concentriamoci sull’Occidente. Dall’India gli scacchi arrivarono fino all’Europa grazie soprattutto ai mercanti arabi. Ma è proprio l’incontro con l’ Europa che diede lustro e fama al gioco ed è lì che si evolse maggiormente nei secoli, soprattutto in Italia e in Spagna, fino ad assumere forme e regolamento a noi noti.
Bene, ma l’etimologia? Eccomi, eccomi.
La parola “Scacchi” racconta esattamente i viaggi a cui accennavo sopra. Deriva dal provenzale e catalano antico escac, che a sua volta discende dal persiano شاه shāh, “re”.
“Scacco matto” deriva da Shāh Māt e vuol dire “Il re è morto”. Altre traduzioni invece danno come significato “il re è indifendibile”. Ma, insomma, il significato è chiaro e infatti dare “scacco matto” vuol dire terminare subito una partita.
Gli scacchi si giocano con 6 pezzi diversi (1 re, 1 regina/donna, 2 torri, 2 alfieri, 2 cavalli e 8 pedoni) e ognuno di loro sa raccontare la storia millenaria del gioco. Per i più curiosi rimando agli ottimi video fatti da Daviddol che trovate da questo link. Ai più frettolosi invece accenno brevemente che i nomi dei pezzi variano da paese a paese. Faccio solo qualche esempio:
- Re: all’inizio del gioco in India si chiamava Rajah (Grande Re) e poi in Persia prese il nome di Shāh. Ai giorni nostri, il pezzo del Re è chiamato così quasi in tutte le lingue (King, Rey, Konig..) con qualche eccezione come la Mongolia dove si chiama Noyan (che vuol dire leader politico/militare).
- Regina: oggi il pezzo più potente di tutti. Inizialmente in India era chiamata Mantri (consigliere), poi in Persia assunse nome di Farzin (sempre consigliere), gli Arabi la chiamarono Firz/Wasir (sempre consigliere). Approdata in Europa assunse il nome di Ferz dove poi venne chiamata Fierge e poi Vierge in Francia (che vuol dire “Vergine”) fino a poi prendere il nome di Regina (essendo l’unico pezzo femminile che stava accanto al Re).
- Alfiere: in India si chiamava Hasty (ed era un elefante). I persiani lo chiamarono Pil e gli arabi Fil (in entrambi i casi voleva dire sempre “elefante”). Arrivato in Europa, veniva pronunciato Al Fil, nome che ancora oggi identifica l’alfiere in Spagna (Alfil). In Italia è diventato Alfiere (porta bandiera). In Inghilterra invece ha preso il nome di Bishop (vescovo) interpretando i rostri in cima al pezzo come la mitra dei vescovi.
Conoscere l’etimologia dietro al “nobil giuoco” è più di una nozione. E’ un viaggio culturale attraverso 1400 anni di viaggi, di incontri e di interpretazioni. Non so a voi, ma a me emoziona toccare i pezzi sulla mia scacchiera, chiudere gli occhi e pensare a quante persone diverse hanno dato vita a un gioco che ancora oggi è straordinario ossigeno per la mente.
E voi giocate? Online o dal vivo? Fatemi sapere! Possiamo anche giocare se volete 🙂
Anch’io ho visto La regina degli scacchi, e l’ho trovata straordinaria sotto tutti gli aspetti: per il ritmo che si mantiene sempre altissimo per tutte le puntate senza un secondo di noia (il che era molto difficile, considerato quant’è lento e riflessivo il gioco degli scacchi), per la qualità dei personaggi (compresi i comprimari, che sono uno più riuscito dell’altro) e per alcune scene davvero indimenticabili (una su tutte quella in cui la protagonista scende nella cantina dell’orfanotrofio, e scopre che il custode ha conservato ogni singolo articolo di giornale che le hanno dedicato). Le mie considerazioni ti trovano d’accordo?
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Assolutamente d’accordo. Scenografia, costumi e fotografia rendono la serie TV una eccellenza incredibile. Mettici anche che dura poco (e non ha mille stagioni) ed è fatta. Ps Gli scacchi sono riflessivi di certo ma esistono tante modalità di gioco molto rapide (anche da 1 minuto solo)
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Quest’altra serie invece dura molto di più, ma è comunque una bomba: https://wwayne.wordpress.com/2011/02/02/una-rosa-nel-deserto/. L’hai mai vista?
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No, grazie della segnalazione
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Colgo l’occasione per dirti che mi sono appena iscritto al tuo blog. Grazie a te per la risposta! 🙂
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Grazie!!!!
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