Talento: il valore delle tue abilità

Tutti ne parlano. La società occidentale, in particolare quella americana, ne ha fatto un perno sul quale valutare tutto: lato personale, lavorativo, scolastico, sportivo ecc..

Quando ci confrontiamo con l’idea di talento spesso lo facciamo partendo da una situazione di inferiorità, di mancanza. Gli esempi di gente talentuosa sono spesso fuori dalla portata quotidiana media, diventando così motivo di scoraggiamento invece che essere fonte di sprono e miglioramento.

Ma cos’è il talento?

dal greco: tàlanton, che significava piatto della bilancia, peso, somma di denaro – acquisendo prima il senso di inclinazione (nell’immagine dell’inclinazione della bilancia), e poi diffuso col pieno significato attuale attraverso la parabola evangelica dei talenti.

Nell’antica Grecia quindi era un’unità di misura di peso variabile (in base all’epoca e al luogo). Il talento attico (cioè della zona di Atene) era pari a 60 mine e 6000 dramme, corrispondente a 26,20 kg. Parlare di talento, all’epoca, voleva dire quindi parlare di ricchezza. E, come sempre, la ricchezza può essere persa, mantenuta, aumentata.

Questo è uno snodo importante perché con la Parabola dei talenti del Vangelo, il concetto stesso di talento si evolve e passa dalla dimensione monetaria, a quella personale diventando insegnamento, cultura e quindi tradizione. La società americana, ad esempio, deve moltissimo alla tradizione evangelica e il concetto di talento ne è un esempio potente.

Oggi alla parola “talento” associamo i concetti di abilità, di inclinazione personale, bravura e ingegno. Sappiamo che una persona di talento può raggiungere maggiori risultati nella vita e ha più probabilità di successo degli altri. Sappiamo che chi ha talento in un campo, riesce a fare quella cosa in modo più facile degli altri (ad esempio, chi ha talento nella musica avrà meno difficoltà a fare passi avanti).

Il web è zeppo di siti che parlano di talento. Io voglio solo soffermarmi su due aspetti:

  • Il talento è un dono che abbiamo e di cui non abbiamo merito. L’unico credito che possiamo prenderci è cosa ne abbiamo fatto di quel dono. Un talento “sotterrato” (vd. la Parabola) è uno spreco: chi sotterrerebbe la propria ricchezza?
    • Un vincente è qualcuno che riconosce il suo talento naturale, lavora sui suoi limiti per tramutarli in abilità, e usa queste abilità per realizzare i suoi obiettivi. (Larry Bird)

  • Dobbiamo confrontarci con altre persone per imparare ma mai per paragonarci a loro. Attenzione alla trappola del talento, cioè il misurarsi rispetto a quello che gli altri fanno nel campo che ti sei scelto (scienza, musica, sport, cucina, scrittura ecc). La tua gara è con te stesso. Devi darti da fare per sviluppare i tuoi talenti finché senti dentro di te di aver superato i TUOI limiti. Questo è l’unico modo per non passare dall’investimento della propria ricchezza interiore, alla paura del fallimento. Non puoi fallire se tu sei il tuo unico obiettivo.

Quindi, che tu abbia 1 o 100 talenti, ricorda di metterlo a frutto ma non cedere alla depressione del confronto con gli altri. Prendi spunto da loro per migliorarti e non per giudicarti. Il giudizio toglie lucidità alle nostre scelte e alle nostre decisioni, offuscandoci la via e rendendoci sterili.

Concludo con una domanda: quale talento hai sotterrato dentro di te? E’ il momento di tirarlo fuori. Fallo per te stesso, non per gli altri.

Ci vediamo alla prossima parola!